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Relitto del Kent - la nave dei corani |
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Il relitto del cargo cipriota Kent, altresì chiamato nave dei Corani per il suo carico di libri, si trova nel golfo della tonnara di S. Vito Lo Capo,
nella provincia di Trapani, adagiato su un fondale di sabbia a circa 48 mt. di profondità. La nave è affondata a causa di un incendio nel 1978. Il relitto si trova con la prua verso terra, con la chiglia adagiata sul fondo sabbioso, circa mezzo miglio dalla costa, è lungo circa 80 mt.
ed è visitabile anche all'interno. Si incontrano murene e gronghi
stanziali, cernie e scorfani, branchi di saraghi e pesci pelagici nuotano intorno alla nave. |
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Caratteristica del Immersioni |
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Note |
L'immersione è destinata a subacquei esperti, interessante per gli spunti fotografici, obbligatorio l'uso del computer subacqueo e la torcia. |
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Storia |
"Il Kent" un cargo da carico con stazza lorda di 783 tonnellate, battente bandiera cipriota, salpata da Siracusa il 30 giugno del 1978 diretta a brindisi da cui è ripartita il 5 luglio del 1978 diretta in Nigeria, al comando della nave il comandante greco, Liakas Hristos, mentre l'equipaggio era composto da 11 persone di cui 2 Greci, 1 Ghanese, 5 Pakistani, 2 dell Zambia e il proprietario del "Kent", il Greco Tsourunakis Thomas. |
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Il giorno 7 luglio 1978, alle ore 16 scoppia l'incendio nella sala macchine, non riuscendo a spegnerlo, l'equipaggio si mette in salvo con una scialuppa di salvataggio. |
Arrivano per il soccorso 2 motovedette della Capitaneria di porto e un moto pesca, per spegnere l'incendio, ma inutilmente, alle ore 11.40, il "Kent" affondò nelle acque antistanti la tonnara di San Vito Lo Capo (TP). |
Con la nave affondo anche il suo carico consistente in 20 tonnellate di sacchi di politilene, 1400Kg di sigarette, 15 tonnellate di zampironi ed infine molti libri sacri del corano che dal ritrovamento di questi ultimi venne soprannominata "NAVE DEI CORANI" |
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Il Racconto |
Scendere
sul relitto del Kent costituisce un’esperienza unica.
Il contesto ambientale è particolarmente attraente: si
esce dal porto di San Vito in direzione Scopello e,
superato il capo, si entra nella baia dove, a destra,
c’è la vecchia tonnara. L’intera baia è piena di posti
dove è possibile fare belle immersioni. Una delle mie
prime immersioni da Open Water, anni fa, è stata sulla
parete del Firriato, nella baia dove è affondato il Kent:
ricordo che, prima di immergerci con le guide locali,
abbiamo accompagnato i sub dotati del brevetto più
avanzato sul punto del relitto. Li guardavo scendere con
quel pizzico di invidia che ormai provo solo per coloro
che hanno la possibilità di vivere il mare in piena
libertà, senza limiti di tempo e possibilità. Non esiste
al mondo ricchezza più grande. Finalmente, dopo un pò
di tempo, è arrivata anche per me la grande occasione.
Una sola immersione non basta per godere della vista del
Kent. La mia prima volta è stata particolarmente
fortunata: condizioni meteo marine favorevolissime.
L’umore della compagnia alle stelle: del resto, vengono
subacquei da ogni parte del mondo per immergersi sul
Kent. Si scende sulla cima, ordinatamente e già attorno
ai venti metri appare la sagoma della nave che è
adagiata sul fondo in assetto di navigazione.
Attorno ai
40 metri avverto la spinta negativa che bilancio
immediatamente. Ci stacchiamo dalla cima e sorvoliamo la
parte della nave piena di sacchi di polietilene:
l’emozione è accompagnata da una sensazione di completo
benessere che difficilmente dimenticherò. Alla luce
delle torce, appare un mondo di incredibili colori: gli
eleganti antias, le castagnole rosse, ci accolgono in
banchi numerosi mentre scorfani giganteschi sembrano
attendere pazientemente le strane creature venute dalla
superficie. Ogni angolo della nave, comprese le parti
meno estese come argani e verricelli, è colonizzato da
numerose specie di invertebrati: gorgonie, spirografi,
spugne costituiscono il substrato dove pesci e crostacei
hanno trovato il loro habitat. Gronghi e murene, uova di
calamaro, aragoste: è possibile imbattersi in tutto ciò
che si vorrebbe vedere in un’immersione e anche di più.
Il tempo sul Kent è tiranno: Peppe ci richiama
all’ordine e iniziamo ordinatamente la risalita.
Appesi
alla cima, guardiamo giù: la nave, nel blu fitto, appare
pronta a iniziare la navigazione. Continua a emanare il
suo fascino anche quando è ormai una sagoma indistinta.
Osservo le espressioni dei miei compagni: mi piacerebbe
conoscere le sensazioni di chi, come me, per pochi
minuti ha trovato una dimensione particolare
dell’esistenza in un relitto adagiato sul fondo del
mare, un mucchio imponente di ferro e di altri metalli
arrugginiti, piccola oasi per la vita che trova modo di
vincere su tutto. |
Testo di Antonella Santarelli |
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